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i nostri lavori MARC POLL (TARANTO)
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Masseria Il Giardino della Signora (BR)
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Vini Personalizzati

Da oggi un buon vino della casa in bottiglia con etichetta personalizzata:contattaci

È proprio il vino della casa (quello offerto nelle trattorie di Roma) l'argomento del presente post. Oggi a Roma la qualità di questi vini ha raggiunto un livello di infimità scandaloso, e questo non accade solo nei ristoranti turistici, dove giustamente si mantiene una certa coerenza tra la qualità del cibo e quella del vino, ma purtroppo accade anche in quelle trattorie dove tutto sommato si mangia bene. Mi limito a parlare della ristorazione romana per due motivi: il primo, perchè è quella che conosco meglio, e il secondo perché al di fuori di Roma mi è capitato più volte di trovare una situazione leggermente differente. Però non è mia abitudine fare di tutta l'erba un solo fascio, quindi ci tengo a precisare che esistono molte eccezioni. Ma le eccezioni, come sappiamo, confermano la regola.

Un dato che mi ha sempre fatto pensare è che i ristoranti di livello medio e alto non offrono il vino della casa; sarà forse perché è diventato il simbolo del vino scadente? Al più hanno qualche etichetta che è possibile prendere al bicchiere, ma non è la stessa cosa, perché di solito costa molto e se ne può ordinare solo quella quantità. Il vino della casa invece deve rispondere a due esigenze: deve essere economico e deve poter essere ordinato sfuso, in caraffe di diverse dimensioni.

Tanto per essere originale voglio portare l'esempio della Francia dove il vino della casa, indicato nei menu come pichet de vin (vino in caraffa), si può trovare anche nella ristorazione di medio livello e solitamente è un vino (decisamente dignitoso e venduto anche in bottiglia) offerto in caraffe da unquarto o da mezzo litro. La caraffa da un litro non esiste, semplicemente perché non ha senso: se non basta mezzo litro si prende una bottiglia intera. Qui in Italia invece no. Il vino della casa solitamente è un vino che viene offerto anche in caraffe da un litro perché il ristoratore lo acquista sfuso dal produttore, oppure in bottiglioni da 5 litri al discount. E il costo, sempre al ristoratore, raramente supera un euro al litro.

A questo punto vorrei porre una serie di questioni, sperando che servano a stimolare qualche riflessione. La prima: c'è un disegno strategico preciso nella scelta del vino da proporre al cliente come "vino della casa", oppure è solo una casualità che quasi tutti i ristoratori romani scelgano proprio il peggiore in circolazione? La seconda: i ristoratori sono consapevoli dellaqualità scadente del vino che propongono, oppure sono convinti di proporre un buon prodotto? La terza: perché proporre ai clienti un vino schifoso che è costato un euro al litro, quando con 2 euro e mezzo si possono acquistare bottiglie di vino più che decente?

Prima di chiudere questa requisitoria sul vino della casa vorrei fare un duplice invito. Il primo ai miei colleghi blogger, ai giornalisti di settore e agli autori delle guide: quando scriviamo la recensione di un ristorante non limitiamoci a descrivere soltanto la carta dei vini, ma parliamo anche delvino della casa. Magari può servire da stimolo a migliorarlo per chi già ce l'ha, e ad inserirlo in carta per chi non ce l'ha. Il secondo invito invece voglio farlo ai lettori: quando ordinate un vino della casa imbevibile, chiamate il cameriere, e fate come Arnoldo Foà, ditegli: "sto vino t'o bevi te!!"


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